martedì 10 febbraio 2009

L'ASSOCIAZIONE..

è composta da 540 Avvocati italiani, presenti in tutte le Province d'Italia riuniti in associazione per l'assistenza giuridica agli Immigrati stranieri, per lo studio dei problemi giuridici e socio economici derivanti dalla integrazione sociale e culturale degli immigrati,per la cooperazione con i loro Paesi d'origine.
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L'associazione:
- persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale;
- svolge soltanto le attività indicate nello Statuto e quelle ad esse direttamente connesse;
- non distribuisce, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi, riserve o capitale durante la sua esistenza, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge o siano effettuate a favore di altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale che, per legge, statuto o regolamento, fanno parte della medesima ed unitaria struttura;
- impiega gli utili o gli avanzi di gestione per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse;
- in caso di scioglimento per qualunque causa, devolverà il patrimonio dell'organizzazione, sentito l'organismo di controllo, ad altre Onlus o a finì di pubblica utilità, salvo diversa destinazione imposta dalla legge.
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L' A.N.IM.I. -
Associazione Nazionale
per l' Immigrazione
in Italia - ONLUS

è composta da 540 Avvocati italiani, presenti in tutte le Province d'Italia riuniti in associazione per l'assistenza giuridica agli Immigrati stranieri, per lo studio dei problemi giuridici e socio economici derivanti dalla integrazione sociale e culturale degli immigrati,per la cooperazione con i loro Paesi d'origine.

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Progetto FederImmigra

Il Progetto FederImmigra,nell’ambito della offerta dei servizi promossi dalla Associa zione Nazionale per l’Immigrazione in Italia - ANIMI Onlus,consiste essenzialmente nella apertura di un network di (104) Sportelli provinciali collegativia internet con l’Associazione per l’assistenza sanitaria e legale oltre ad essere destinati ad erogare alcuni servizi reali (11) non profit per gli stranieri residenti in Italia .
Il Progetto FederImmigra consiste,essenzialmente,nel fornire agli sranieri una qualificata assistenza nella difesa della salute e dei propri diritti oltre ad alcuni servizi di utilità generale per favorire l’inse rimento all’interno della società dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie.
In particolare il Progetto FederImmigra fornirà agli stranieri iscritti alla rete degli sportelli i seguenti servizi.
1.Avviamento al lavoro dei lavoratori immigrati attraverso primaria Agenzia di lavoro interinale.
2.Assistenza e consulenza nell’applicazione dei Contratti di lavoro vigenti nel nostro Paese.
3.Assistenza e consulenza per la costituzione delle Imprese degli immigrati in Italia
4.Corsi di formazione professionale, di specializzazione e di lingua italiana in collaborazione con associazioni di Volontariato,Istituzioni nazionali e locali ed i Consolati dei vari Paesi.
5.Consulenza ed assistenza fiscale e previdenziale
6.Reperimento di alloggi e soluzioni abitative in collaborazione con Enti pubblici,privati, Consorzi e Cooperative di abitazione.
7.Assistenza legale per tutte le controversie legali con Enti pubblici,Aziende e privati.
8.Sportello bancario Online
9.Sportello assicurativo Online
10.Assistenza sanitaria polispecialistica con ambulatori medici e centri clinici convenzionati.
11.Costituzione di associazioni di stranieri in Italia

Condizione necessaria ed essenziale per usufruire dei servizi non profit è quella che possono iscriversi alla rete di Sportelli FederImmigra tutti gli stranieri che siano in regola con il permesso di soggiorno,che non abbiano precedenti penali e che scelgano l’integrazione nel nostro Paese.
Responsabile Nazionale degli Sportelli FederImmigra è il Dr.Paolo Merli di Piacenza, da sempre impegnato nelle attività sociali e del volontariato a sostegno dei soggetti deboli e degli emarginati.
La scelta dei servizi da erogare e la vigilanza sulle attività svolte nei vari campi dai singoli Sportelli FederImmigra è assicurata dal Comitato Nazionale dell’ANIMI Onlus composto da 18 rappresentanti eletti dall’Assemblea degli iscritti all’Associazione su base nazionale ed a norma dello Statuto dell’Associazione che provvede anche alla nomina dei responsabili degli Sportelli su base contrattuale individuale.
La individuazione dei responsabili degli Sportelli FederImmigra avviene attraverso lal selezione ed il reclutamento di qualificati operatori,provenienti dalle più disparate categorie lavorative,e come tali previamente formati per lo svolgimento delle specifiche attività nel cam po dei servizi da erogare,privilegiando nella scelta operatori sociali che operano nel campo delle attività in favore degli immigrati.
Ogni responsabile di Sportello designa i propri diretti collaboratori e ne risponde civilmente e penalmente del non corretto adempimento dei compiti loro assegnati.
E’ previsto un aggiornamento periodico dei responsabili degli Sportelli FederImmigra
allo scopo di formare gli stessi alle nuove normative emanate per i vari servizi erogati dagli Sportelli ed alle istruzioni fornite su base nazionale dalle società datrici dei servizi stessi.
La formazione dei responsabili degli Sportelli è assicurata dall’ANIMI Onlus con il concorso di tenici qualificati designati dalle società collegate.
L’apertura,l’allestimento della rete degli Sportelli, la formazione degli operatori e l’esercizio dell’attività è assicurata contrattualmente dalle società datrici dei servizi atraverso un contributo su base annua nonché attraverso la tessera di iscrizione rilasciata agli iscritti ed una commissione riconosciuta dalle società erogatrici dei servizi ai responsabili degli Sportelli in ragione del valore del servizio erogato allo straniero iscritto.
Ogni altra valutazione in relazione alle modalità di erogazione dei servizi affidati agli Sportelli rientra nelle decisioni del Comitato Nazionale dell’ANIMI Onlus.
Fanno parte della rete degli Sportelli FederImmigra tutti gli Avvocati iscritti all’Asso ciazione,suddivisi per provincia di residenza,che sono chiamati a svolgere il compito primario degli Sportelli che è quello dell’assistenza legale degli stranieri residenti in Italia.
Fanno,inoltre,parte della rete degli Sportelli i componenti del Comitato Nazionale ed i Presi denti dei vari Dipartimenti che compongono l’Associazione che possono esercitare una atono ma funzione ispettiva e di supervisione delle attività svolte nella rete degli Sportelli nell’ambito della più generale funzione consultiva svolta in qualità di componenti del Comitato Tecnico Nazionale dell’Animi Onlus.
Tale funzione prevede unicamente il rimborso delle spese borsuali sostenute a rendicontazione e costituisce una voce specifica del bilancio annuale di FederImmigra afferente la complessiva attività degli Sportelli, gli utili e le perdite registrati.

A.IL PROGETTO ANIMI

L’Associazione A.N.IM.I Associazione Nazionale per l’immigrazione in Italia-Onlus è stata costi tuita alla fine del 2004 per la difesa dei diritti fondamentali degli stranieri in Italia ed allo scopo di assicurare l’assistenza giuridica agli stessi sull’intero territorio nazionale oltre ad avviare iniziative di studio e di ricerca per i vari problemi che pone l’applicazione della normativa vigente.

L’ANIMI Onlus costituisce,quindi,un osservatorio giuridico dell’immigrazione in Italia ed è desti nato a formulare proposte legislative che possano contribuire a risolvere le difficoltà di integra zione sociale dei cittadini stranieri(e non solo extracomunitari)presenti in Italia e che hanno raggiunto il ragguardevole numero di 4,2/ Mil censiti ufficialmente dal Ministero dell’Interno oltre ad avviare una serie di servizi di pubblica utilità che colmino il divario esistente tra Pubblica Amministrazione ed immigrati.
A tal fine,oltre a raccogliere l’adesione di valenti giuristi presenti in tutte le Regioni,in seno all’Associazione sono sorti alcuni Dipartimenti quali

-AGEING IMMIGRA

che si occupa del problema della assistenza sanitaria e previdenziale per gli anziani immigrati.

-ALI PER LA LIBERTA’

che si occupa del problema dei richiedenti asilo,rifugiati e detenuti stranieri

-ANIMI FORMAZIONE

Di recente è stata avviata la costituzione di un apposito Dipartimento ANIMI Formazione, in linea con le direttive emanate dalla U.E., per la realizzazione di alcuni Corsi specifici e che ha lo scopo primario di provvedere alla formazione e costituzione di un Albo Nazionale per inter preti e traduttori forensi e per il SSN nonchè per la PA,le Forze dell’Ordine ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

-BAMBINI INDIFESI

che si occupa dei minori stranieri con particolare riferimento allo sfruttamento degli stessi da parte della criminalità comune ed associata

-CESMED

che ha lo scopo di avviare studi e ricerche nell’ambito dell’Euromediterraneo, da cui proven gono i maggiori flussi migratori, oltre ad attività formative nei Paesi d’origine

-CONCLUBS IMMIGRA

che si occupa della organizzazione di eventi multiculturali per favorire l’integrazione sociale

-DONNE MIGRANTI

che si occupa delle donne migranti con particolare riferimento allo sfruttamento delle stesse e dei problemi di integrazione socio-culturale

-FEDERIMMIGRA

che si occupa della erogazione di servizi non profit per gli immigrati e per facilitare l’inserimento lavorativo previa formazione professionale attraverso una rete di sportelli dedicati sul territorio

-FORUM DELLE NAZIONALITA’

che,con il contributo di giuristi ed esperti delle varie comunità straniere,si occupa della formulazione di proposte normative ed iniziative per la integrazione sociale dei migranti da sottoporre ad Enti ed Istituzioni

- GIUSTIZIA

Che ha il compito di contribuire al dibattito scientifico relativo alla amministrazione della giustizia in favore o in danno degli stranieri

-HANDY IMMIGRA

che si occupa del rilevante problema dell’assistenza sanitaria e previdenziale per i disabili stranieri

-IMMIGRAZIONE & CRIMINALITA’

Che si occupa di monitorare il fenomeno della criminalità degli immigrati e contribuire al dibattito scientifico per eliminare o ridurre il fenomeno

-IMPRESA & LAVORO

Che si occupa delle problematiche connesse alle attività di lavoro dipendente o autonomo dei lavoratori stranieri e delle Imprese stranierein Italia

-MIGRASTAT

Che si occupa del monitoraggio dei dati statistici relativi alla presenza degli stranieri in Italia e delle loro famiglie

- UNIONE EUROPEA & ORGANISMI INT.LI

che si occupa dei rapporti con l’Unione Europea ed i vari Organismi Internazionali e della collaborazione con i vari progetti lanciati su scala europea ed internazionale

-CENTRO STUDI DELLE MIGRAZIONI

che è composto da valenti docenti universitari ed esperti di diritto dell’immigrazione e che si occupa della elaborazione di ricerche nel settore dell’immigrazione e della formazione e della elaborazione del RAPPORTO ANNUALE dell’Associazione.


Secondo quanto previsto dallo Statuto dell’associazione,gli avvocati,nominati responsabili regionali delle 21 Regioni italiane,compongono il COMITATO NAZIONALE chiamato a delibe rare sulle iniziative relative all’attività nazionale dell’ANIMI.
I Presidenti dei vari Dipartimenti e delle Associazioni partners del Progetto ANIMI, compongono l’attuale COMITATO TECNICO NAZIONALE ,organo consultivo a cui sono demandate le decisioni relative all’attività dell’Associazione in generale.
Tutta l’attività di ANIMI Onlus è svolta con il controllo del COLLEGIO DEI REVISORI composto da tre componenti scelti tra esperti nazionali del settore delle associazioni onlus.

Maggiori dettagli delle attività sin qui svolte e degli studi avviati sono rinvenibili sul sito della Associazione
www.animi.org.




Alen Custovic ha scritto:

Gentile Avv. Mario Pavone
sono Alen Custovic,giornalista del Metropoli la Repubblica,settimanale domenicale della Repubblica.
Per il prossimo numero sto realizzando un articolo sulla giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale del 21 marzo.
In merito mi piacerebbe inserire un suo breve intervento, che prende avvio dalle domande sottostanti alle quali spero avrà la cortesia di rispondermi comunque entro la giornata del prossimo lunedì 16 marzo:

1.Secondo di lei il concetto di “razza” è ancora adatto per denotare una sempre più ampia forma di diversità? Perché?

La Corte di Cassazione ha affermato che si definisce razzismo "ogni complesso di manifestazio ni e atteggiamenti d'intolleranza, originati da profondi e radicati pregiudizi sociali nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, assai spesso ritenute inferiori".
La Suprema Corte ha anche dichiarato che i responsabili di azioni razziste, sono "forieri di uno sperimentato allarme sociale, con serio pericolo per l'ordine pubblico quando, in tempi utili, non si apprestino le necessarie cautele".
In particolare,"chi canzona nel contesto di una manifestazione sportiva un giocatore di colore, eccitando il disprezzo e lo scherno nei suoi confronti con grida d'intolleranza, infrange le norme contro la violenza negli stadi".
Con la sentenza 9381,la Corte ha affermato che ''il riferimento, gratuito con l’affermazione sporco negro” al pigmento dell'offeso, assume significato intrinsecamente discriminatorio, solo che si rilevi che quasi ogni domenica negli stadi di questo Paese talune tifoserie apostrofano con la parola 'negro' alcun giocatore avversario''.
Inoltre, rileva ancora la Corte, a riprova della connotazione discriminatoria del termine ''non risulta adottata in occidente alternativamente l'espressione 'sporco giallo', né in Africa o in Cina 'sporco bianco'''.
Di qui ''lo spregio non occasionale dell'attributo che si rapporta - scrive il relatore Mario Rotella - nell'accezione corrente ad un pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola 'razza', che inquina il costume fino al punto da radicare manifestazioni di gruppo ''.
Alla luce di tutte queste considerazioni,l'espressione deve essere dunque inquadrata ''nella finalità 'discriminazione' piuttosto che in quella di 'odio''', anche se i supremi giudici ammettono che ''il confine tra i due concetti è spesso non identificabile''
La battaglia messa in atto in alcune città d’Italia – per sanzionare l'elemosina, l'accattonaggio, il lavaggio dei vetri – è stata accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse diventato all'improvviso normale interdire ai poveri città che passano per essere un patrimonio dell'umanità, mentre lo sono solo di quella parte che se lo può permettere.
Tutto ciò, nella piena soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti.
Non stupisce che si tenti di nascondere agli occhi del paese realtà e vicende di vita che non piacciono, ma che continuano a esistere.
Ma a colpire di più è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un "fastidio", quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non contenesse invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza. Non foss'altro perché sotto quegli stracci di vestiti ci sono persone che valgono più dei marciapiedi o del giusto decoro di una città e molto spesso sono professionisti costretti a essere sottoccupati e persino a mendicare non potendo validare il loro titolo in Italia.
2.I casi di xenofobia (verso immigrati, omosessuali, ecc.) si ripetono quotidianamen te.
A suo avviso si tratta solo di un’esasperazione mediatica oppure siamo in presenza di un’ondata strisciante di razzismo e perché?
La violenza razzista non nasce oggi in Italia. Come nel resto dell’Europa, essa è stata, tra l’Otto cento ed il Novecento, un corollario della modernizzazione del Paese.
Negli ultimi decenni è stata alimentata dagli effetti sociali della globalizzazione, a cominciare
dall’incremento dei flussi migratori e dalle conseguenze degli enormi differenziali salariali.
Con ogni probabilità, nel corso di questi ultimi venti anni è stata sottovalutata la gravità di taluni fenomeni.
Nonostante ripetuti allarmi, è stato banalizzato il diffondersi di mitologie neo-etniche e si è voluto ignorare il ritorno di ideologie razziste di chiara matrice nazifascista.
Ma oggi si rischia un salto di qualità nella misura in cui tendono a saltare i dispositivi di inter dizione che hanno sin qui impedito il riaffermarsi di un senso comune razzista e di pratiche razziste di massa.
Gli avvenimenti di questi giorni, spesso amplificati e distorti dalla stampa, rischiano di riabili tare il razzismo come reazione legittima a comportamenti devianti e a minacce reali o presun te.
Ma qualora nell’immaginario collettivo il razzismo cessasse di apparire una pratica censurabile per assumere i connotati di un «nuovo diritto»,allora davvero varcheremmo una soglia cruciale, al di là della quale potrebbero innescarsi processi non più governabili.
Il fatto è che nel paese dell'economia sommersa il sopruso e l'ingiustizia convengono a molti.
È un paese, il nostro, che ha proceduto per lunghi mesi (prima, durante e dopo le elezioni, con voce quasi corale), a imporre la percezione di una società preda della criminalità straniera, alimentando la leggenda degli immigrati furbi, titolari di privilegi a scapito della popolazione locale, e coltivando il comune senso reazionario con uno scopo preciso: programmare una guerra tra poveri, qualora il calo dei redditi avesse gravemente acuito il disagio sociale.
Seminare oggi il falso allarme per il "persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari" ed annunciare il potenziamento delle "attività di contrasto" sa di subdolo e di insidioso: è la codificazione della disuguaglianza anche in materia di diritti fondamentali dell'uomo, fra cittadini e non cittadini, fra appartenenti al popolo ed estranei necessari al popolo, purché rassegnati alla condizione di paria.
Ma l'intimidazione degli stranieri irregolari già ne condiziona la vita, all'insegna della paura: varie associazioni di medici, per esempio, hanno denunciato un calo drastico, nelle strutture sanitarie, dell'utenza di immigrati bisognosi di cura.
Il nostro vissuto,i nostri studi e la nostra esperienza professionale ci hanno condotto ad analizzare i processi di diffusione del pregiudizio razzista e i meccanismi di attivazione del razzismo di massa.
Per questo destano in noi vive preoccupazioni gli avvenimenti di questi giorni – le aggressioni agli insediamenti rom, le deportazioni,i roghi degenerati in veri e propri 'pogrom' – e le gravi misure preannunciate dal governo col pretesto di rispondere alla domanda di sicurezza posta da una parte della cittadinanza.
Vorremmo che questo allarme venisse raccolto da tutti, a cominciare dalle più alte cariche dello Stato, dagli amministratori locali, dagli insegnanti e dagli operatori dell’informazione.
Non ci interessa in questa sede la polemica politica che non ci appartiene come Associazione.
Il pericolo ci appare troppo grave,tale da porre a repentaglio le fondamenta stesse della convi venza civile, come già accadde nel secolo scorso – e anche allora i rom furono tra le vittime designate della violenza razzista.
Mai come in questi giorni ci è apparso chiaro come avesse ragione Primo Levi nel paventare la possibilità che “ quell’atroce passato tornasse".
Vale anche la pena di ricordare Brecht
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano  antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare."

3.Cosa si potrebbe fare per diminuire la discriminazione?
Una politica intelligente, a vantaggio della sicurezza dei singoli e della collettività, sarebbe quella di analizzare le cause che portano ad una maggiore devianza tra queste persone (emarginazione sociale e culturale, assenza di politiche d’integrazione, ecc.) offrendo misure atte a governare davvero l’immigrazione e a coniugare politiche di sicurezza con quelle di accoglienza ed integrazione.
Si preferisce invece battere il tasto sulla paura della gente e sulla necessità di inasprire le leggi e le pene mentre.
Occorre ridurre i casi di espulsione solo per le persone che non hanno titolo o che hanno commesso reati legalmente comprovati; chi ha tale titolo, inoltre, deve essere trattato con rispetto e dignità.
Prevenire le condizioni di emarginazione, miseria e criminalità sarà sempre più razionale e anche più economico che reprimerne gli esiti.
Occorre,inoltre,un’integrazione tra il livello europeo,quello nazionale,quello regionale e comu nale ed una legislazione uniforme sull’immigrazione nella UE.
Come ha, di recente, sostenuto l’ex Ministro Treu,in occasione del Convegno che abbiamo tenuto a Bologna all’Arcoveggio lo scorso 13 dicembre 2008,m occorre pensare ad una offerta di lavoro europea, che consenta la immissione dei lavoratori strainieri in tutt’Europa in base al Turn Over delle varie categorie.
E’ anche strano che il battage pubblicitario sulla sicurezza e sulla paura degli italiani, avvenga proprio quando il Ministero di Giustizia dimostra, statistiche alla mano, che i reati in Italia sono diminuiti e che in Europa – il nostro Paese è uno dei più sicuri dal punto di vista dell’ordine pubblico.
In ogni caso, è certo che una politica esclusivamente di pura e semplice repressione dei reati che derivano dal disagio sociale sarà una tela di Penelope, e se non ci si indirizzerà anche verso la rimozione delle cause della condizione dei rom, non servirà a molto: a meno certamente di non innalzare l’escalation fino alla deportazione collettiva, all’arresto indiscriminato, o peggio, cosa fortunatamente proibita dalle normative internazionali.
Non sembri retorica quest’ultima osservazione: rom e i sinti sono state vittime nei lager, e quella tragedia che in lingua zingara è ricordata come Porajmos,ed equivale alla shoah del popolo ebraico, pone un dovere di memoria e una responsabilità di tutti per il presente e il futuro
Il sospetto che esista una precisa regia dietro queste campagne mediatiche è inevitabilmente forte: una regia volta a rendere più accettabili misure di legge intollerabili contro i diritti della persona.
Una regia che sposta l’attenzione degli italiani dal pesante declino economico e sociale in cui stiamo vivendo, verso un nemico ed un obbiettivo esterno: lo zingaro, l’immigrato, il diverso.
Come spesso succede nella storia, anche su questo versante come popolo italiano abbiamo la memoria corta e ci sembra lecito accettare attacchi verbali e misure contro gli zingari che consideriamo intollerabili, quanto quelle rivolte ad altri popoli od etnie.
L’odio religioso verso l’Islam e gli islamici,manifestato in occasione della chiusura della Mos chea di Viale Jenner a Milano, potrebbe rompere quella pace sociale,faticosamente conseguita dall’ex Ministro Pisanu in occasione della costituzione della Consulta per l’Islam in seno al MinInterno e generare,da una parte, ulteriori episodi di intolleranza religiosa e,dall’altro, scate nare un fenomeno da Banlieu parigine oltre che a possibili atti terroristici da parte di chi fo- menta la protesta su scala internazionale.
E’ un atteggiamento pericoloso e, per dirlo con le parole di Goya, “il sonno della ragione ge nera mostri”.
Nel caso dell'immigrazione nessuno nega che siamo di fronte a un fenomeno di portata storica, nel senso che esso ha assunto proporzioni quantitative che incidono qualitativamente sulle società di partenza e di arrivo. Ma ciò avviene ormai da alcuni decenni.
Se la discussione si incentra su un singolo provvedimento, si possono enunciare verità parziali, in un senso o nell'altro.
È vero, ad esempio, che l'esigenza di sicurezza è reale ed è avvertita dalla popolazione, ma è anche vero che non si può commisurare tutto all'istanza securitaria. Indubbiamente alcune comunità di immigrati presentano specifici problemi, quanto ad integrazione e rispetto della legalità.
Ma non si possono ignorare problemi altrettanto seri, come la tutela dei diritti degli immigrati.
Intristisce, poi, che il mondo politico, per mitigare le frustrazioni di un popolo che vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un'autosufficienza che, combinandosi alla crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali e spietati. Stupisce anche l'enfasi con cui tali decisioni sono cucinate e servite agli italiani dai telegiornali. Senza esitazioni, senza incertezze, senza posare lo sguardo sulla sofferenza di chi tende la mano ma evita gli sguardi dei passanti.
Forse è tempo di ricordare, che rovistare in un cassonetto o nell'immondizia non è un divertimento per nessuno.Tantomeno per un povero
Oggi sono proprio gli orientamenti generali a correre il rischio di essere oscurati dalla logica emergenziale, mentre alcune questioni di fondo attendono di essere definite in un quadro limpido di solidarietà e legalità.
In primo luogo, il modello di integrazione che si vuole realizzare ha bisogno di parole chiare, di programmi espliciti, nei quali devono trovare un posto centrale i diritti degli immigrati, a cominciare da quelli fondamentali al lavoro, alla scuola, all'uguaglianza tra uomo e donna.
Da questo punto di vista è preoccupante il fatto che le comunità interessate, e le organizzazioni impegnate sul fronte dell'immigrazione, non vengano coinvolte nell'elaborazione delle linee di intervento del governo.
La definizione di linee di indirizzo, concordate con le rappresentanze sociali, è base essenziale di una politica che intenda perseguire la sicurezza attraverso l'integrazione, non l'integrazione attraverso la sicurezza.
Vi sono ragioni che legittimano qualche disorientamento, ed è giusto chiedere alla politica l'indicazione di un progetto fondato sull'equilibrio tra diritti e doveri, tra sicurezza e integrazione, che produca provvedimenti idonei ad affrontare i diversi profili di una questione che chiama in causa valori profondi del nostro modo d'essere e di rapportarci agli altri.
E va pure sottolineato che si va facendo altrettanto preoccupante il silenzio che è sceso in sede ministeriale sulla "Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione",varata dal Ministro Amato,che era stata costruita insieme agli immigrati suscitando tante speranze e aspettative.


Tutto questa non può che destare viva preoccupazione in chi,come l’ANIMI,favorisce il dialogo senza distinzione di razza,sesso o religione e l’integrazione sociale in Italia anche attraverso la costituzione di un Forum delle Nazionalità,in collaborazione con la Lidu Onlus e le rappre sentanze diplomatiche e consolari in Italia,che potrebbe costituire un vero e proprio par lamentino degli stranieri in Italia destinato a varare un documento da sottoporre al Gover no ed al Parlamento sulle varie tematiche della immigrazione in Italia ed in Europa.


Nel ringraziarla della cortese attenzione e preziosa collaborazione, resto a Sua disposizione e passo a porgerLe
un cordial saluto

Roma , lì 14 Marzo 2009


Avv.Mario Pavone
Presidente
ANIMI Onlus

deportazione a Gorizia..................

Fuoco a Lampedusa

Sono colline
rocciose
curvature del mondo
piccole nude
gradate di verde pastello
aree limite di luoghi d’oppressi

quella palazzina bianca
bassa cinta prigione
luogo detentivo
boccheggia rigonfia di fumo grigio
estremo atto di un fuoco lento
furioso spietato calore

ammassati in cancelli di ferro
lungo spicchi di liberta’ ridotta
a centinaia
gridano piangono
sono uomini
con occhi bocche orecchie cervelli gambe piedi

esseri umani con peso e altezza che varia
voci pensieri musiche scritti
mani
un viaggio a Gorizia improvviso confine
ritrovano dolci colline seguite da flussi di acque feconde
incroci tra mondi d’Oriente e Occidente

un viaggio nei treni
ferrosi vagoni notturni forse d’amianto
vecchie carrozze con cessi ridotti a latrine
penso all’ammasso di corpi
grovigli perplessi intontiti dal sonno
non sogno

pino de stasio
( per i migranti deportati a Gorizia improvvisamente la notte scorsa )


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eppure la notte non riscalda
nemmeno con la stufa
canna cordone ombelicale
stretti tra corpi
nodosi ebani africani
che composti in ordine costretto
si abbracciano come virgole d'amanti
lavoratori della terra o delle costruzioni
o dei metalli
il ferro poi la ghisa
con quelle dita
martello e vanga insieme
mattina su per la brina con passi forti
e l’alito caffe’
li vedo in fila
su panche finte e stelle che all’orizzonte
ardono in brillii di latta opaca
stretta di un bicchiere
ritrovato
ma non di vetro

pino de stasio
( dedicata ai lavoratori migranti che all'alba vanno a lavorare senza diritti)
18 febbraio 2009

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Dal Manifesto del 17-02-09 di Mihai Mircea Butcovan L'OSSERVATORE ROMENO

Ancora una volta gli ultimi stupri di donne hanno riportato in primo piano, paradossalmente, invece del principio dell'inviolabilità del corpo e della mente delle donne, la questione della nazionalità dello stupratore. Di nuovo si pensa che la violenza sulle donne arrivi quasi esclusivamente con lo straniero, specialmente con il romeno, certamente meno «perbene» di quanto non sia lo stupratore italiano.
Ma urge una riflessione più ampia, prima di finire nelle solite semplificazioni che finora non hanno portato altro che dibattiti e provvedimenti emergenziali, raramente soluzioni concrete che possano invertire la tendenza a considerare la donna, quando non oggetto, comunque soggetto di diritti inferiori.
Perché il periodico «allarme stupri» è soltanto una parte di un più esteso «allarme sicurezza» a cui assistiamo da qualche anno nel Belpaese. Un «allarme sicurezza» che poi sembra giustificare spedizioni punitive e giustizia «fai da te» ma anche l'approvazione di misure restrittive della libertà delle persone in nome della libertà delle persone.
Ricevo in questi giorni molti messaggi di preoccupazione da parte di connazionali romeni. Hanno paura di... quelli che hanno paura e che «per paura», incendiano corpi, negozi, sentimenti e tutto quello che abbia a che fare con l'immigrazione. In questi giorni mi giungono anche molti messaggi di solidarietà. Arrivano da parte di alcuni connazionali italiani. Sono preoccupati per il futuro e per il crescendo dell'intensità di un vento razzista. E hanno loro stessi paura di quella gente che, ben ammaestrata da slogan politici e ben intontita dalla televisione, ha nuovamente paura dei romeni, dello straniero, dello sconosciuto. E forse anche del futuro.
L'efferatezza di certi delitti e di certe violenze non si discute. Ma dovremmo indignarci a prescindere dalla nazionalità dell'autore del reato. Anche quando lo stupratore arriva da cosiddette «famiglie perbene» italo-italiane. Anche quando la donna è molestata nelle case, nei luoghi di lavoro, nel linguaggio e nella «concessione di quote rosa». Mi risuonano ancora in mente le parole di una giovane italiana: «preferisco essere violentata da un italiano invece che da un marocchino».
Vedo in questi giorni alcuni cittadini italiani inclini a ronde di sicofanti, pronti a farsi giustizia da soli, propensi ai linciaggi in strada. Forse c'è la percezione di una giustizia che non funziona?
In Italia non e poi così infrequente vedere altri cittadini impedire alla polizia di eseguire il mandato d'arresto nei confronti di mafiosi o criminali. Forse c'è la percezione di una giustizia che non deve funzionare?
Alimentato da molti leader politici si sta elettrizzando il clima nei confronti degli immigrati. E allora si usano, un tanto al chilo, parole come extracomunitari, clandestini, immigrati, stranieri, romeni, rom, per fare paura e per distrarre l'opinione pubblica. Ma un giorno non basteranno più tali parole per giustificare il degrado progressivo di questo paese.
Sono anni che traduciamo la Costituzione italiana nelle lingue degli immigrati. Vogliamo che la imparino prima o meglio dei cittadini con diritto di voto? E congediamo ancora, con diritto di voto, maturandi italiani verso le università senza aver mai parlato loro della «Legge» per eccellenza. Però molti cittadini chiedono al governo leggi per la sicurezza. E sono lì ad applaudire a leggi che, qualcuno li ha convinti, assicureranno loro... sicurezza.
Nel paese c'è un problema sicurezza? Questo è legato in modo indissolubile agli immigrati e ai romeni? Penso che anche Roberto Saviano abbia un «problema sicurezza». C'entrano gli immigrati? C'entrano i romeni? Anche certi giudici, tutori della legalità, che si chiamavano Falcone e Borsellino, avevano un problema sicurezza. Anche i loro agenti di scorta avevano un problema sicurezza. Senza paura sono saltati per aria insieme ai giudici che proteggevano. Non certo dagli immigrati.
Spesso anche i poliziotti o i carabinieri, nell'eseguire arresti o mandati di perquisizione si ritrovano con un problema sicurezza quando gruppi di cittadini vogliono salvare, questa volta dall'arresto, delinquenti recidivi. Hanno più di un problema di sicurezza i lavoratori e le lavoratrici senza tutele che s'infortunano o muoiono sul luogo di lavoro, quel lavoro che fonda la repubblica democratica e che scompare sempre più nelle fauci di una crisi annunciata.
E nel frattempo la paura dilaga. L'allarme produce paura nei cittadini che poi apprezzano nuove misure per la propria sicurezza. Senza rendersi conto che dentro a quelle misure, che sembrano fatte per «arginare l'invasione degli immigrati», si celano restrizioni della loro stessa libertà. Si dovrebbe, certo, ripartire dalla legalità, questo ci ricordavano i giudici di cui sopra, questo suggeriva anche Roberto Saviano. Ma alcuni loro connazionali non l'hanno presa bene.
Sono costretto ancora a ricordare che la responsabilità è individuale prima di essere collettiva, che non si può condannare un intero popolo, non si possono criminalizzare tutte le persone accomunate dal caso di essere nati in un luogo piuttosto che in un altro, in un paese di benessere piuttosto che di disagio profondo.
Eppure si terrorizza un paese intero con l'allarme sicurezza che deriverebbe dalla presenza di stranieri in Italia. Di questo «terrorismo psicologico» e di questo uso della comunicazione pubblica dovremmo avere paura.
Gli immigrati: quando sono vittime si dimentica la loro nazionalità, quando sono carnefici la loro provenienza viene enfatizzata in modo strumentale. Di questo modo di fare informazione dovremmo avere paura. E reagire con la conoscenza reciproca, che richiede sforzo, spazi editoriali, vetrine e finestre aperte sull'altro. A partire dalle finestre aperte sulla nostra storia. Per non essere costretti a subirla nuovamente, nei suoi aspetti più drammatici. E per non farci più la guerra. Di quest'ultima dovremmo invece avere paura.
Ma pure i miei connazionali romeni dovrebbero ricordare i momenti in cui alcuni di loro chiedevano a gran voce ai giornali italiani di specificare che certi cittadini romeni autori di reato erano «rom». Li avevo avvertiti: sarebbero stati poi vittime dello stesso modus operandi suggerito ai mass media italiani. Che cosa sarebbe successo il giorno in cui i delinquenti sarebbero stati «romeni doc»? Non abbiamo dovuto aspettare molto per scoprirlo.
Gli ultimi provvedimenti in chiave sicurezza minacciano, questo sì, i valori fondamentali della Costituzione italiana. Non l'abbiamo ancora applicata per intero. Si muore ancora, con o senza scorta, per difenderne i valori e già vogliamo cambiarla. Di quest'ultima prospettiva dovremmo avere molta paura.